mercoledì 23 ottobre 2013

Sandro Penna

Forse la giovinezza è solo questo
perenne amare i sensi e non pentirsi.


Forse l’ispirazione è solo un urlo
confuso. Ma entro le colonne della
legge, ridendo si masturba ogni fanciullo.


Appoggio la mia fronte alla ringhiera
gelida del cancello. La mia notte
ascolta dileguare ogni fanciullo.


Arso completamente dalla vita
io vivo in essa felice e dissolto.
La mia pena d’amore non ascolto
più di quanto non curi la ferita.


Forse è meglio soffrire che godere.
O forse tutto è uguale. Anche la neve
è più bella del sole. Ma l’amore…

Sandro Penna
(poeta italiano, 1906 - 1977)

Le osterie

A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell’eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l’acre vapore del vino
indenne,
meglio l’ubriacatura del genio,
meglio sì meglio
l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d’oro.

Alda Merini
(poetessa italiana, 1931 - 2009)

Roma 1989

È avventizio il mio essere reale.
Sleale è insistere su chi sono io.
Il punto di partenza è scontato
l’arrivo è certo nello stato
attuale: morte come sostanza
o strato finale di un cuore malato.

Oh, vorrei rinascere, ritornare indietro
ma non posso. Troppo ho peccato
di peccati non miei, attribuiti
a posteri, mancati inganni.
Cerco amori nuovi, violente sere.
Perdono chiedo a chi non amai.
Forse verrò domani ad un prato
verde, – e non sarò più solo.

Dario Bellezza
(poeta italiano, 1944 - 1996)

Amore in manicomio


Un'estranea è venuta
A spartire con me la mia stanza nella casa lunatica,
Una ragazza folle come gli uccelli

Che spranga la notte della porta col suo braccio di piuma.
Stretta nel letto delirante
Elude la casa a prova di cielo con nubi invadenti

E la stanza da incubi elude col suo passeggiare
Su e giù come i morti,
O cavalca gli oceani immaginati delle corsie maschili.

Venne da me invasata,
Colei che fa entrare dal muro rimbalzante l'ingannevole luce,
Invasata dal cielo

Dorme nel truogolo stretto e tuttavia cammina sulla polvere
E a piacer suo vaneggia
Sopra l'assito del manicomio consumato dai passi del mio pianto.

E rapito alla fine (cara fine) nelle sue braccia dalla luce
Io posso senza timore
Sopportare la prima visione che diede fuoco alle stelle.

Dylan Thomas
(poeta gallese, 1914 - 1953)

Magra dagli occhi lustri

Magra dagli occhi lustri, dai pomelli
accesi,
la mia anima torbida che cerca
chi le somigli
trova te che sull’uscio aspetti gli uomini.

Tu sei la mia sorella di quest’ora.

Accompagnarti in qualche trattoria
di bassoporto
e guardarti mangiare avidamente!
E coricarmi senza desiderio
nel tuo letto!
Cadavere vicino ad un cadavere
bere dalla tua vista l’amarezza
come la spugna secca beve l’acqua!

Toccare le tue mani i tuoi capelli
che pure a te qualcuno avrà raccolto
in un piccolo ciuffo sulla testa!
E sentirmi guardato dai tuoi occhi
ostili, poveretta, e tormentarti
domandandoti il nome di tua madre…

Nessuna gioia vale questo amaro:
poterti fare piangere, potere
pianger con te.

Camillo Sbarbaro
(poeta italiano, 1888 - 1967)

Non raccomanderei l'amore

ho sentito la testa trafitta
da una corona di spine ma ho scherzato e ho pigliato la metro
mi sono sprofondato nei cessi della scuola a masturbarmi
scrivendo segretamente
d'inferno e adolescenza
perché ero "diverso"
il primo e l'ultimo della mia razza
soffocando sensazioni acute
nelle piscine e negli spogliatoi
drogato di labbra e genitali
ammattito per le chiappe
ammirate da Whitman e Lorca
da Catullo da Marlowe
e Michelangelo
e Socrate

e ho scritto: Amici,
se ci tenete a sopravvivere
non vi raccomanderei
l'Amore

Harold Norse
(poeta statunitense, 1916 - 2009)

College all'angolo della via

L’anno venturo ci ricoprirà l’erba della tomba.
Adesso stiamo verticali, e ridiamo;
lumando le ragazze di passaggio;
puntando su cavalli bolsi; trincando gin scadente.
Da fare, non c’è niente; da andare, in nessun posto; niente gente.

L’anno scorso era un anno fa; nient’altro.
Non eravamo più giovani allora; né ora siamo invecchiati.

Riusciamo a mantenerci un’aria giovanile;
dietro le facce non sentiamo niente, in nessun modo.
Probabilmente non saremo davvero morti quando moriamo.
E comunque non siamo mai stati niente; neanche soldati.

Noi siamo gli insultati, fratello, i figli desolati.
Sonnambuli per una terra buia e terribile,
dove la solitudine è un coltello sporco alla gola.
Stelle fredde ci guardano, socio
Stelle fredde e le puttane

Kenneth Patchen
(poeta statunitense, 1911 - 1972)

Come meditare

                            -         luci spente -
autunno, mani strette, in istantanea
estasi come una pera di eroina o morfina,
la ghiandola nel mio cervello secernente
il buon fluido felice (Fluido Santo) allorché
mi ah-bbasso e tengo ogni parte del corpo
giù in trance da puntomorto - Sanando
ogni mio male - tutto cancellando - neppure
resta il brandello di uno «spero-che-tu» o una
Bolla di Pazzia, ma la mente
libera, serena, spensierata. "Quando arriva
un pensiero spuntando da lontano con la sua
esibita figura d'immagine, lo freghi,
lo sfreghi via, lo smonti e si fa
smunto, e il pensiero non viene - e
con gioia comprendi per la prima volta
«Pensare è proprio come non pensare -
Perciò non devo pensare
mai
più»

Jack Kerouac
(poeta statunitense, 1922 - 1969)


...

Il cielo
              quella notte distava soltanto la metà
alla lettura poetica
                   ad ascoltare le frasi bruciate
quando ho sentito che il poeta aveva
                                                un’erezione in rima
       e poi ha distolto gli occhi con uno
                                                     sguardo perduto
           ”Ogni animale” ha detto finalmente
                      “è triste dopo il coito”
Ma gli innamorati nella fila dietro
                                                  sembravano svagati
                         e felici.

Lawrence Ferlinghetti
(poeta statunitense, 1919)

...

Qui dunque è l'attività che dà la vita data a ogni uomo: l'atto
sessuale, vivificatore,
infondente alle cellule non solo immortalità, programmato &
famelico
dimodoché la vita sprigioni dalla vita, unità da unità
affrontando l'altro
& continuandolo, ma all'istante balzando la vita a nuovo
vigore, rinnovata
nel fornicatore, mente tornata giù nelle sue membra, il corpo
un cristallo dove riluce, balenando, danzando,
capriolando & saltando, o soffusa di dolcezza,
come in fresco giorno d'estate la rocca scaldata dal sole
s'arruffa di vita, sonnolenta & leggera:
questo atto è il segreto, scopare o chiavare, copulare, il far
l'amore,
lavoro, artigianale
come accendere un fuoco, arare o fare il pane, l'amore è
fatica, procreazione di vita,
il puro
bene.

Stefan Brecht
(poeta statunitense, 1924 - 2009)

Gli inguini

Gli inguini sono la forza dell'anima,
tacita, oscura,
un germoglio di foglie
da cui esce il seme del vivere.
Gli inguini sono tormento,
sono poesia e paranoia,
delirio di uomini.
Perdersi nella giungla dei sensi,
asfaltare l'anima di veleno,
ma dagli inguini può germogliare Dio
e sant' Agostino e Abelardo,
allora il miscuglio delle voci
scenderà fino alle nostre carni
a strapparci il gemito oscuro
delle nascite ultraterrestri.

Alda Merini
(poetessa italiana, 1931 - 2009)

giovedì 17 ottobre 2013

E non morire mai

Una nave smaltata
l'oblò, il comodino, il letto.
Vivere è difficile e scomodo,
però è comodo morire.

Sto disteso e penso:
forse queste lenzuola bianche
hanno avvolto colui che oggi
se n'è andato all'altro mondo.

Il rubinetto gocciola piano.
La vita scarmigliata come una puttana
appare dalla nebbia e vede
il letto, il comodino.

Io cerco di sollevarmi un po’.
Voglio guardarla negli occhi.
Guardarla, mettermi a piangere
e non morire mai.

Boris Borisovich Ryhzy
(poeta russo, 1974 – 2001)

Non ho camminato nei tuoi sogni

Non ho camminato nei tuoi sogni,
né mi sono mostrato in mezzo alla folla,
non sono apparso nel cortile
dove pioveva o meglio cominciava
a piovere (questo verso
lo cancello e non lo sostituirò),
era allettante credere, come uno stupido,
che ti avrei incontrato presto,
eri tu che mi apparivi in sogno
(e mi prendeva una dolce tenerezza),
mi sistemavi i capelli sulle tempie.
Quell'autunno perfino le poesie
in parte mi riuscivano bene
(però mancava sempre un verso o una rima
per essere felice).

Boris Borisovich Ryzhy
(poeta russo, 1974 - 2001)

venerdì 11 ottobre 2013

Sii prima d'ogni addio, come fosse già dietro
di te, come l'inverno, che già ora finisce.
Ma tra gli inverni c'è un inverno tanto infinito,
che a svernarlo il tuo cuore a tutto sopravvive.

Sii sempre morto in Euridice -, innalzati cantando,
e, celebrando, innalzati di nuovo al rapporto puro.
Qui, tra color che passano, sii, nel regno del declino,
un cristallo che suona, e che nel suono già s'infranse.

Sii - e sappi anche la condizione del Non Essere,
interminato fondamento della tua interna oscillazione,
che tu questa volta almeno la porti a vero compimento.

Alle già adusate, e opache e mute risorse
della colma natura, alle somme indicibili
annovera te pure giubilando e azzera il conto.

Rainer Maria Rilke
(poeta austriaco, 1875 - 1926)

martedì 8 ottobre 2013

Io non ho mani

Io non ho mani
che mi accarezzino il volto,
(duro è l'ufficio
di queste parole
che non conoscono amori)
non so le dolcezze
dei vostri abbandoni:
ho dovuto essere
custode
della vostra solitudine:
sono
salvatore
di ore perdute.

David Maria Turoldo
(poeta italiano, 1916 - 1992)