lunedì 24 dicembre 2012

Natale

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Giuseppe Ungaretti
(poeta italiano, 1888 - 1970)

martedì 11 dicembre 2012

Poco mi serve

Poco mi serve.
Una crosta di pane,
un ditale di latte,
e questo cielo
e queste nuvole.

Velimir Chlebnikov
(poeta russo, 1885 – 1922)


Vedessi il volto della mia anima

Vedessi il volto della mia anima
quando ti vedo e tremo
e diventa foglia d'ascolto.
Vedessi il dito del mio cuore
che ti indica strade sconosciute.
Vedessi il mio amore
che è un tenero figlio
che cresce senza un padre.

Alda Merini
(poetessa italiana, 1931 - 2009)

venerdì 7 dicembre 2012

Un uccello azzurro


nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani dentro, non voglio
che qualcuno ti
veda.

nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io gli verso addosso whisky e aspiro
il fumo delle sigarette
e le puttane e i baristi
e i commessi del droghiere
non sanno che
lì dentro
c'è lui

nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io con lui sono inflessibile,
gli dico:
rimani giù, mi vuoi fare andar fuori
di testa?
vuoi mandare all'aria tutto il mio
lavoro?
vuoi far saltare le vendite dei miei libri in
Europa?

nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io sono troppo furbo, lo lascio uscire
solo di notte qualche volta
quando dormono tutti.
gli dico: lo so che ci sei,
non essere
triste

poi lo rimetto a posto,
ma lui lì dentro un pochino
canta, mica l'ho fatto davvero
morire,
dormiamo insieme
così col nostro
patto segreto
ed è così grazioso da
far piangere
un uomo, ma io non
piango, e
voi?

Charles Bukowski
(poeta statunitense, 1920 - 1994)

Spleen

Quando il cielo basso e cupo pesa come un coperchio
sullo spirito che geme in preda a una lunga noia
e abbracciando il cerchio di tutto l'orizzonte
ci versa una luce nera più triste delle notti,

quando la terra si muta in un'umida spelonca
dove la Speranza come un pipistrello
va battendo i muri con la sua timida ala
e picchia la testa su fradici soffitti,

quando la pioggia distendendo immense strisce
imita le sbarre d'una vasta prigione
e un muto popolo di ragni infami
in fondo ai nostri cervelli tende le sue reti,

campane a un tratto scattano con furia
e lanciando verso il cielo un urlo orrendo
come spiriti erranti e senza patria
che si mettano a gemere ostinati.

- E lunghi carri funebri, senza tamburi né musica,
sfilano lenti dentro la mia anima; la Speranza,
vinta, piange, e l'Angoscia atroce, dispotica,
pianta sul mio cranio chino il suo nero vessillo.

Charles Baudelaire
(poeta francese, 1821 - 1867)

Splash

L'illusione è che tu semplicemente
stia leggendo questa poesia.
la realtà è che questa è
più di una poesia.
questo è il coltello di un accattone.
è un tulipano.
è un soldato che marcia
attraverso Madrid.
questo sei tu sul tuo
letto di morte.
questo è Li Po che ride
sottoterra.
no, non è una dannata poesia.
è un cavallo che dorme.
una farfalla dentro
il tuo cervello.
questo è il circo
del diavolo.
e non la stai leggendo
su una pagina.
è la pagina che legge
te.
la senti?
è come un cobra. è un'aquila affamata
che sorvola la stanza.
questa non è una poesia.
la poesia è barbosa,
ti fa venire
sonno.
queste parole ti incitano
a una nuova
follia.
ti ha toccato la grazia,
sei stato spinto dentro una
abbacinante regione di
luce.
adesso l'elefante
sogna insieme
a te.
la volta dello spazio
curva e ride.
adesso puoi morire.
tu puoi morire adesso come
si doveva morire da uomini:
grande,
vittorioso,
con l'orecchio alla musica,
essendo tu la musica,
che romba,
romba,
romba.

Charles Bukowski
(poeta statunitense, 1920 - 1994)

La tartaruga

Mentre, una notte, se n'annava a spasso,
la vecchia Tartaruga fece er passo
più lungo de la gamba e cascò giù
co' la casa vortata sottinsù.
Un Rospo je strillò:  "Scema che sei!
Queste so' scappatelle
che costeno la pelle...".
"Lo so:" rispose lei
"ma, prima de morì, vedo le stelle".

Trilussa
(poeta italiano, 1871 - 1950)

Autopsicografia

Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.


Fernando Pessoa
(poeta portoghese, 1888 - 1935)

Serenata (Omaggio a Lope de Vega)

Lungo le rive del fiume
la notte si sta bagnando
e sui seni di Lolita
muoiono d'amore i rami.

Muoiono d'amore i rami.

La notte nuda
canta sui ponti di marzo.
Lolita lava il suo corpo
con acqua salmastra e nardi.

Muoiono d'amore i rami.

Luccica in alto sui tetti
la notte d'argento e d'anice.
Argento di rivi e specchi.
Anice di cosce candide.

Muoiono d'amore i rami.


Federico García Lorca
(poeta spagnolo, 1898 - 1936)

Siamo il tempo

Siamo il tempo. Siamo la famosa
parabola di Eraclito l'Oscuro.
Siamo l'acqua, non il diamante duro,
che si perde, non quella che riposa.
Siamo il fiume e siamo anche quel greco
che si guarda nel fiume. Il suo riflesso
muta nell'acqua del cangiante specchio,
nel cristallo che muta come il fuoco.
Noi siamo il vano fiume prefissato,
dritto al suo mare. L'ombra l'ha accerchiato.
Tutto ci disse addio, tutto svanisce.
La memoria non conia più monete.
E tuttavia qualcosa c'è che resta
E tuttavia qualcosa c'è che geme.

Jorge Luis Borges
(poeta argentino, 1899 - 1986)

Io sono l'unica

Io sono l’unica il cui destino
lingua non indaga, occhio non piange;
non ho mai causato un cupo pensiero,
né un sorriso di gioia, da quando sono nata.
Tra piaceri segreti e lacrime segrete,
questa mutevole vita mi è sfuggita,
dopo diciott’anni ancora così solitaria
come nel giorno della mia nascita.
E vi furono tempi che non posso nascondere,
tempi in cui tutto ciò era terribile,
quando la mia triste anima perse il suo orgoglio
e desiderò qualcuno che l’amasse.

Ma ciò apparteneva ai primi ardori
di sentimenti poi repressi dal dolore;
e sono morti da così lungo tempo
che stento a credere siano mai esistiti.

Prima si dissolse la speranza giovanile,
poi svanì l’arcobaleno della fantasia;
infine l’esperienza mi insegnò che mai
crebbe in un cuore mortale la verità.

Era già amaro pensare che l’umanità
fosse insincera, sterile, servile;
ma peggio fu fidarmi della mia mente
e trovarvi la stessa corruzione.

Emily Brontë
(poetessa inglese, 1818 - 1848)

Chiamò il mio cuore, una mattina chiara


Chiamò il mio cuore, una mattina chiara,
con profumo di gelsomino, il vento.

- In cambio di questo aroma,
tutto l’aroma delle tue rose voglio.
- Non ho rose; fiori
nel mio giardino non ne ho più: sono tutti morti.

Porterò via il lamento delle fonti,
le foglie gialle e i petali appassiti.
Fuggì il vento… Il mio cuore sanguinava…
Anima mia, che hai fatto al tuo povero orto?

Antonio Machado
(poeta spagnolo, 1875 – 1939)

In un prato


In un prato
io sono l'assenza
del prato.
E' sempre così.
Ovunque io sia
sono ciò che manca.
Quando cammino
fendo l'aria
e sempre l'aria rifluisce
a colmare gli spazi
in cui è stato il mio corpo.
Tutti abbiamo motivi
per muoverci.
Io mi muovo
per preservare
la compiutezza delle cose.

Mark Strand
(poeta canadese, 1934)

C'è qualcosa che non va in me

C’è qualcosa che non va in me.
Voglio soltanto vivere con l’intimo io del prossimo.
Di esso solo mi curo.
Odio vedere la quotidianità della gente,
le loro maschere, le loro falsità, la loro resa al mondo,
la loro somiglianza agli altri, la loro promiscuità.
A me importa solo l’io segreto.
Cerco soltanto il sogno e l’isolamento.
Ho paura che ognuno parta, vada via,
che l’amore muoia in un istante.
Guardo la gente che cammina per la strada,
che cammina e nient’altro, ed è questo che sento:
camminano, ma vengono anche trascinati via.
Sono parte di una corrente.

Anais Nin
(poetessa statunitense, 1903 - 1977)